Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io – Dante Alighieri
L’autore:
Proveniente da un’educazione tipicamente medievale, tra i principali aspetti del pensiero e della poetica dantesca sono: il concetto di auctoritas, che Dante attribuisce a Virgilio e Aristotele; il ricorso al metodo dialettico e della filosofia scolastica; l’importanza attribuita all’interpretazione allegorica dei testi.
Le sue prime prove poetiche si ispirano alla Scuola siciliana e a Guittone d’Arezzo, ma in seguito aderisce allo Stilnovo, il modello poetico di Guinizzelli, secondo cui la donna è un angelo che rende l’amore un’esperienza spirituale, non più terrena.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Il sonetto fu composto nel XIII secolo e indirizzato all’amico Guido Cavalcanti, che rispose con il sonetto “S’io fosse quelli che d’amor fu degno”.
È uno dei primi composti da Dante all’inizio della sua carriera poetica al fianco di Cavalcanti, e parla proprio di un viaggio che i due poeti sognano di intraprendere insieme a Lapo Gianni.
Il tema centrale del componimento è l’amicizia, ma emerge anche il desiderio di evasione in un mondo perfetto e armonioso, dove prevale il legame affettuoso tra amici e la condivisione di interessi comuni.
Dante si rifà al plazer dei poeti provenzali, un componimento in cui si era soliti elencare una serie di situazioni sgradevoli che ci si augurava di vivere. Inoltre, riprende elementi dei romanzi di Re Artù, come il vascello, che non è altro che la nave incantata di Merlino.
Sapevi che:
Il vero nome di Dante era Durante Alagherii de Alagheriis; “Dante” era l’abbreviazione del nome, e fu il poeta Giovanni Boccaccio a tramandarlo come Dante Alighieri.
Dante era un tipo permaloso: lo scrittore quattrocentesco Sercambi racconta che una volta il re di Napoli, Roberto d’Angiò, invitò a un pranzo di corte Dante e che quest’ultimo si presentò vestito decisamente male, al ché il re lo scambiò per un mendicante e lo fece sedere in fondo al tavolo, posto riservato ai miserabili. Dante, offesissimo, se ne andò. Quando, venuto a conoscenza dell’identità di Dante, il re lo invitò nuovamente, il poeta andò vestito di tutto punto ma, durante il pranzo, si rovesciò addosso il contenuto dei piatti e il vino nei calici, così da sporcare tutto il vestito. E al re, incredulo, rispose: “Santa corona, io cognosco che questo grande onore che ora è fatto avete fatto ai panni, e pertanto ho voluto che i panni godano le vivande apparecchiate”.
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia – Giacomo Leopardi
L’autore:
La poetica leopardiana si pone a metà strada tra il pensiero neoclassico e romantico e parte da una costante riflessione sull’infelicità umana attorno alla quale il poeta si interroga. La natura, nella sua duplice essenza, benigna e maligna, viene considerata il fulcro della miseria umana.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Il Canto notturno è stato scritto da Leopardi tra il 1829 e il 1830, sulla targa puoi leggere il suo incipit. L’autore prende spunto da una recensione su un viaggio in Oriente in cui era descritta l’abitudine di pastori nomadi di trascorrere la notte a contemplare la luna e comporre canti. Come un pastore asiatico, Leopardi si rivolge alla luna, emblema della natura, ponendole domande e rivolgendole i suoi dubbi sull’esistenza umana.
Sapevi che:
Giacomo Leopardi è stato definito “il giovane favoloso” dalla scrittrice Anna Maria Ortese e questa definizione ha dato il titolo all’ormai celebre film di Mario Martone, dedicato proprio alla figura del poeta recanatese.
Leopardi era molto goloso, amava il gelato e i confetti di Sulmona che si faceva recapitare presso la sua abitazione. Sua sorella ha trascorso lunga parte della sua vita ad evitare che Giacomo eccedesse con gli zuccheri!
I piedi di chi verso casa cammina – Emily Dickinson
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
In vita non ha pubblicato quasi nessuna opera, escono postume e anonime, dopo essere state ritrovate dalla sorella minore Lavinia nella stanza di Emily.
La poetica della Dickinson è stata quindi studiata senza ascoltare la sua viva voce al riguardo, ma possiamo intuire che la poesia dalla quale è stata tratta la frase che stai leggendo è un vero e proprio inno all’amicizia e all’amore. Nodo centrale della lirica è l’intenzione della poetessa di aiutare gli altri contro le pene della vita per dare un senso alla propria.
Sapevi che:
Uno dei suoi romanzi preferiti era “Jane Eyre” di Charlotte Brontë.
La sua ispirazione e ideale maestro è stato il poeta John Keats.
Emily amava scrivere numerose lettere al fratello Austin, molte delle quali tuttora leggibili, e che ci consentono di conoscerla meglio insieme alla sua visione del mondo.
Pochi hanno conosciuto il lato affettuoso di Emily e lo stretto rapporto che ebbe con sua nipote Martha, la quale con lei aveva trascorso l’infanzia e che la definisce “Una sfinge, una meteora, un genio della stirpe delle fate”, ricordandone i modi da eterna fanciulla e lo spirito leggero e corsaro.
Nutriva una forte passione per il giardinaggio. Piante, alberi e fiori hanno abitato il suo giardino e l’hanno accompagnata e aiutata a vivere i tanti anni di reclusione volontaria nella casa di famiglia in Massachusetts, dove aveva anche un piccolo giardino d’inverno. Si racconta che facesse recapitare mazzi di fiori freschi alla sua famiglia e ai suoi amici e che le sue lettere fossero sempre accompagnate da fiori pressati. Una passione così forte da permeare la sua poetica, dove l’attenzione per il mondo delle piante e dei fiori è sempre presente.
Ad Ettore – Alda Merini
L’autrice:
Di Alda molto si è detto, soprattutto sulla malattia mentale e sui grandi e viscerali amori che hanno costellato la sua vita. Come poetessa il suo esordio arriva prestissimo: a soli quindici anni viene segnalata dalla sua insegnante di italiano al critico Giacinto Spagnoletti, che diventa tutore della sua penna e della sua poetica e la instrada nel mondo dei “grandi” della poesia. Proprio grazie a lui saranno pubblicate le prime poesie della Merini nella raccolta “Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949”. Da qui inizia la sua carriera, presto adombrata dalla malattia mentale. Si dedicherà anche alla prosa a partire dagli anni ’80 con “L’altra verità. Diario di una diversa”.
Molti sono i terremoti che scuotono la sua vita, molte le passioni, i tormenti e i turbamenti che hanno dato vita ad una poetica intramontabile e indimenticabile.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
La poesia è dedicata ad Ettore Carniti, suo marito e grande amore. Operaio e in seguito panettiere, con lui avrà quattro figlie: le bambine hanno vissuto solo pochi anni con Alda, dal momento che sono state ben presto allontanate per le condizioni di salute instabili della mamma. Ettore scompare prematuramente, nel 1983, e di lui Alda scrive questo ricordo “Si trascura spesso nelle mie biografie e nelle interviste il mio matrimonio con Ettore, durato una quarantina d’anni, che viene ad essere confuso con quell’atroce silenzio di cui mi si fa carico. In realtà solo dieci di questi trentanove anni furono passati in casa di cura e soffro quando sento che lo si vuole accusare di aver lasciato che mi ricoverassero, perché non credo che avrebbe voluto regalarmi quelle atrocità. Anche le mie figlie sono d’accordo nel ricordare un padre amorevole e premuroso sebbene assolutamente incapace di badare alle faccende di casa. […] Mio marito Ettore era un uomo virtuoso, elementare se per elementare si intendono gli elementi della natura. Non era un eroe di leggenda costruito sulla falsariga di ignobili date. Il suo realismo mi tenne sempre in piedi”.
Fratelli – Giuseppe Ungaretti
L’autore:
Vicino alle temperature del pensiero leopardiano, Ungaretti è stato mosso sempre da grandi interrogativi sulla vita dell’uomo. Precursore dell’Ermetismo, è spinto da un’urgenza e da una profondità che gli ispireranno alcune delle più importanti poesie del Novecento. “Allegria”, come già “Il porto sepolto”, segna di fatto una rottura forte rispetto a tutta la tradizione precedente. Mai simile a se stesso, Ungaretti cambia la sua poetica al passo dei cambiamenti della sua vita e delle circostanze storiche nelle quali era immerso. Anche ad un immenso dolore come la perdita del figlio risponde – e ci insegna a farlo – con una sempre viva speranza nei confronti della vita e delle ragioni dell’uomo.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Il componimento è presente nell’opera “Allegria” e viene composta mentre Giuseppe si trova a combatterle la Prima Guerra Mondiale. Inizialmente il titolo era “Soldati”, poi sostituito con la parola “Fratelli” proprio per enfatizzare il messaggio che voleva inviare: la solidarietà e la ricerca di un’umanità che nei luoghi di guerra sembra non esserci, il sentimento di fraternità che nasce dalla stretta convivenza e il dolore che provoca l’esperienza della guerra. “Fratello” è “parola tremante” perché esprime la ricerca di un calore umano dove si è consapevoli di non riuscire a trovarne.
In questa fase della sua produzione il poeta disgrega il verso, rompe con qualsiasi tradizione stilistica, non si serve della punteggiatura, crea spazi bianchi intorno alle parole per dare l’idea del loro emergere dal silenzio dell’anima. Il momento biografico diventa determinante nella sua poetica.
Uomo del mio tempo – Salvatore Quasimodo
L’autore:
Vincitore del Premio Nobel nel 1959, Salvatore Quasimodo è stato una delle massime voci dell’Ermetismo e della poesia del secolo scorso. Inizialmente vicino al panismo dannunziano, se ne distacca rovesciandolo. Nella sua poesia vuole rivendicare la profonda libertà spirituale di ogni uomo, e lo fa attraverso la sua etica e la sua estetica. Spartiacque nella sua poesia, anche a tal proposito, è la Seconda Guerra Mondiale, che lo porta a considerare delle strategie oppositive alla disgregazione sociale e culturale di cui è vittima e artefice l’uomo del suo tempo. La missione della poesia è quella di rinnovare l’uomo, di comprenderlo in ogni suo aspetto. La poesia non è cosa valida per se stessa secondo Quasimodo, ma lo è in quanto “artistica espressione della coscienza popolare”.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
«Rifare l’uomo: questo il problema capitale», diceva Quasimodo nel 1946. La poesia pone al centro l’uomo e la sua natura, descritta come maligna fin dall’alba dei tempi. Il testo è ricco di riferimenti storici e biblici e porta il lettore alla considerazione che, nonostante siano trascorsi secoli intrisi di guerre e dolore, la natura dell’uomo non è cambiata. “Uomo del mio tempo” è un monito, una considerazione che vuole essere specchio per un rinnovamento e per un’indagine nelle profondità dell’animo umano perché è lì che si trovano i semi per far nascere un uomo “rifatto”, mondato, nuovo.
Canzona di Bacco – Lorenzo de’ Medici
L’autore:
Lorenzo il Magnifico è stato definito da J.R. Hale «una delle maggiori figure letterarie tra il Petrarca e l’Ariosto». Fondamentale il suo sperimentalismo che lo porta a spaziare dalle forme elevate della sacra rappresentazione ai toni popolari dei Canti Carnascialeschi, dai quali sono tratti i famosissimi versi che stai leggendo. Importantissimo è il fatto che il Magnifico decida di fare della poesia non solo un’espressione artistica, ma anche uno strumento politico: termina la stagione dell’umanesimo puro e inizia il recupero della grande lirica trecentesca in lingua volgare con l’intenzione di imporre il fiorentino come lingua colta presso gli alti potenti italiani.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Esaltazione del carpe diem oraziano, con lo sprone a godere delle gioie della giovinezza tanto fugace e momentanea, Il canto di Bacco e Arianna (Canzona di Bacco) contiene questi famosissimi versi, tanto famosi da diventare quasi proverbiali. Il testo è contenuto nei Canti Carnascialeschi (canti di carnevale), che risalgono al 1490 circa, due anni prima della morte del Magnifico. La canzone accompagnava e descriveva lo sfilare di carri mascherati di argomento mitologico, ideati dallo stesso Lorenzo.
Sapevi che:
Lorenzo de’ Medici porta l’appellativo di Magnifico non solo per le sue straordinarie doti politiche e artistiche ma anche per il suo impeccabile gusto per le arti e per la sua opera di mecenate di quelli che erano e sarebbero diventati grandi artisti del Rinascimento italiano: sotto la sua ala, tra gli altri, Botticelli, Pico della Mirandola (che dedicò a Lorenzo il suo “Heptaplus”), Angelo Poliziano, il Perugino, Il Ghirlandaio. C’è però da aggiungere che questo nome lo ereditò da suo padre, Piero, a sua volta definito “Magnifico Messere” in quanto gonfaloniere di Firenze.
Tutti i soli – Ismail Kadare
L’autore:
Considerato tra i più grandi intellettuali e scrittori del XX secolo, Ismail Kadare, è sicuramente il più noto e importante scrittore della letteratura albanese. Fervente oppositore del regime, vota la sua intera produzione alla denuncia della dittatura. Iniziò la sua carriera come giornalista e si affaccia al mondo della letteratura per mezzo della poesia. La poesia è stata la sua prima passione e segna il suo esordio nel 1956 con l’opera “Ispirazioni giovanili”.
A consacrarlo nel panorama mondiale delle lettere è il suo romanzo “Il generale dell’armata morta” e, servendosi dell’allegoria storica e dell’elaborazione di motivi leggendari della sua cultura, riesce a parlarci della condizione del suo paese, in particolar modo della condizione di vita sotto il regime comunista, e a porre l’attenzione su temi universali della vita umana.
Ismail Kadare è stato più volte candidato al premio Nobel per la letteratura e, tra gli altri, nel 2005 vince il Man Booker International Prize.
Petto bianco – Alfonsina Storni
L’autrice:
Poetessa, elzevirista, saggista, autrice di testi teatrali e regista, Alfonsina Storni nasce in un paesino vicino Lugano nel 1892 e pochi anni dopo con la sua famiglia emigra in Argentina. Il suo esordio nel panorama letterario risale al 1916, e fino al 1938 pubblicò complessivamente nove raccolte. Impegnata non solo in ambito letterario ma anche politico, Alfonsina si batte per i diritti delle donne affermando che a queste doveva essere data la possibilità di sperimentare un proprio percorso di crescita personale prima – o a prescindere – della costruzione dell’identità di moglie e madre, e rivendicava per sé una “morale virile”. E lei lo sa bene: è madre nubile di Alejandro, immigrata e socialista, poetessa ribelle e “performer”. Frequentava gli ambienti della letteratura come “animale sceso dalla luna” (citando Elsa Morante). Si interroga sui grandi cambiamenti della modernità, sulla sopraffazione della vita nella metropoli, sui fenomeni migratori e sui grandi interrogativi della vita. Spogliata di ogni pregiudizio ideologico, si autodetermina fino alla scelta di morire suicida dopo diversi anni di malattia.
Sapevi che:
Prima di morire scrive la poesia “Vado a dormire” in cui svela la chiave per comprendere la sua scelta definitiva: per lei è stata una scelta naturale tanto quanto l’andare a dormire, perché – come diceve nell’opera teatrale del 1932 “Polissena, la piccola cuoca” – l’arte di vivere e quella di morire non devono venir distinte l’una dall‘altra.
La sua morte ispira la canzone “Alfonsina y el mar” di Ariel Ramírez e Félix Luna e resa famosissima dall’interpretazione di Mercedes Sosa. La canzone è stata poi interpretata da molte figure di spicco della musica internazionale.
Alfonsina Storni è considerata una figura leggendaria in Argentina e in tutto il Sud America, seconda forse solo a Frida Kahlo.
Cartina Muta – Milo De Angelis
L’autore:
Poeta, critico, traduttore e scrittore, Milo De Angelis è uno dei più importanti autori viventi italiani. Il suo esordio come poeta arriva nel 1976 con “Somiglianze”, che rappresenta una vera e propria rottura con il resto del mondo poetico a lui limitrofo e con scuole, correnti e neoavanguardie. Il suo esordio e la sua prima produzione sono segnati da uno stile post-ermetico, criptico, difficile da decifrare. Qualche anno più tardi arriva anche l’esordio in narrativa e, tramite Vittorio Sereni, il sodalizio con Mondadori negli anni ’80. La sua produzione muta nel corso del tempo, così al mutare della storia e della sua storia personale e artistica. Ci troviamo, quindi, davanti ad un’opera più distesa e comunicativa ma sempre segnata da quelle che De Angelis chiama le sue “Ossessioni” i suoi temi ricorrenti: angoscia e meraviglia, idea della morte e slancio giovanile, nulla e destino, nichilismo e attesa di un evento miracoloso, insomma una concezione tragica dell’esistenza – da non confondere con l’idea del lutto o della morte – intesa come l’angosciosa convivenza di opposti che non trova rimedio.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Di questa poesia, contenuta in “Biografia sommaria”, De Angelis stesso in un’intervista afferma: «“Cartina muta” è una delle mie preferite. Nasce dopo molti tentativi e varianti – caso raro in “Biografia sommaria” – e ora ne sono pienamente convinto. È una poesia narrativa, un breve poemetto che racconta l’ultima sera trascorsa con una cara amica e poetessa, Nadia Campana. Narra di una lunga passeggiata che abbiamo fatto insieme e la progressiva sensazione di morte che ci accompagnò in quel tragitto. Di morte, ma anche di tremore, di gioia intravista, di preghiera, di vicinanza perduta, di sforzo affannoso e palpitante per ritrovarla. Una sera di lunghi e costernati silenzi, nella quale la domanda “dove sei stata per tutta la mia vita?” si avvia per un nuovo sentiero. Non è più la dichiarazione di un amore e neppure di un’attesa finalmente coronata. No. Al contrario, è il dubbio sgomento che la vita di lei si sia giocata altrove e che averla creduta vicina sia stata solo un’illusione.».
Il suo naturale talento nel saper trasformare l’ordinario in insolito la spinse a considerare ogni aspetto della realtà come materiale poetico, persino una cipolla: sì, anche una cipolla diventa per lei argomento di un suo componimento e di un articolato gioco di parole.
Alfonsina Storni è considerata una figura leggendaria in Argentina e in tutto il Sud America, seconda forse solo a Frida Kahlo.
Disattenzione – Wisława Szymborska
L’autrice:
«Per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà», premio Nobel per la letteratura nel 1996, Wisława sviluppa sin dalla sua prima produzione uno stile personalissimo che unisce il rigore all’estrema levità dell’espressione. Se in un primo momento la sua poesia era vicina alle dinamiche del realismo socialista, in seguito si libera di ogni legame con le scuole letterarie. L’abbandono di una precisa corrente e il suo riconoscere di non sentirsi figlia del proprio secolo fanno venire a galla la sua capacità riflessiva che punta l’occhio di bue sulla natura dell’uomo e sulla sua contrapposizione al mondo della natura.
«[…] Nel parlare comune, che non riflette su ogni parola, tutti usiamo i termini: “mondo normale”, “vita normale”, “normale corso delle cose” […] Tuttavia nel linguaggio, nella poesia, in cui ogni parola ha un peso, non c’è più nulla di ordinario e normale. Nessuna pietra e nessuna nuvola su di essa. Nessun giorno e nessuna notte che lo segue. E soprattutto nessuna esistenza di nessuno in questo mondo. A quanto pare, i poeti avranno sempre molto da fare», queste parole sono tratte dal discorso per l’assegnazione del premio Nobel. La poetessa utilizza l’ironia, espedienti retorici, un linguaggio semplice: tutti strumenti volti a celare con semplicità e leggerezza i grandi interrogativi della sua poetica ai quali sa rispondere con la delicatezza che la rende una delle poetesse più importanti della storia contemporanea.
Sapevi che:
Wisława è stata omaggiata dal regista turco Ferzan Ozpetek nel suo film “Cuore sacro”: in una scena del film è possibile scorgere un libro della Szymborska scivolare dalla borsa di uno dei personaggi.
È sfuggita alla deportazione nazista grazie al suo lavoro per le ferrovie polacche: questo impiego le risparmiò i lavori forzati.
Il suo naturale talento nel saper trasformare l’ordinario in insolito la spinse a considerare ogni aspetto della realtà come materiale poetico, persino una cipolla: sì, anche una cipolla diventa per lei argomento di un suo componimento e di un articolato gioco di parole.
Alfonsina Storni è considerata una figura leggendaria in Argentina e in tutto il Sud America, seconda forse solo a Frida Kahlo.
Parla anche tu – Paul Celan
L’autore:
Paul Celan (al secolo Paul Antschel), nato nella Bucovina settentrionale, occupata dai tedeschi nel 1942, riuscì a sfuggire alla deportazione – contrariamente ai suoi genitori che morirono nei campi di concentramento – arrangiandosi a sopravvivere con lavori di fortuna nei campi romeni. Dopo una peregrinazione in giro per l’Europa, si stabilisce a Vienna e successivamente a Parigi, dove assume la cittadinanza francese. Studioso di glottologia e di filologia germanica, per uno strano scherzo del destino diventa particolarmente celebre proprio in Germania, dove sarà vicino agli ambienti del Gruppo 47. Il suo successo è immediato e capillare, ma vissuto senza serenità: presto arrivano le avvisaglie della patologia mentale che lo perseguiterà per tutta la vita.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Primo Levi definì la sua poesia come oscura e nichilista; Celan rispose rivendicando il diritto della poesia all’oscurità se la stessa porta a una significazione maggiore di un componimento rifinito in maniera convenzionale. Paul Celan è non solo lo scrittore dell’Olocausto, ma anche e soprattutto una voce estrema di speranza in un ravvedimento civile da parte dell’umanità. Le sue poesie sono dense e ricchissime, poesie con le lacrime agli occhi che se ne infischiano del pensiero di Adorno che affermava che «scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie» e ci lascia, tra le altre, una poesia come “Parla anche tu” che vale, fra le altre cose, come una dichiarazione di poetica, nella quale è possibile rintracciare un’attitudine stilistica e morale, e un proposito di carattere spirituale.
Sii dolce con me – Mariangela Gualtieri
L’autrice:
Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951) incarna una delle figure più interessanti e affascinanti di poetessa, drammaturga e attrice. Dopo la laurea in architettura conseguita allo IUAV di Venezia, in compagnia del regista e amico Cesare Ronconi fonda nel 1983 la compagnia Teatro Valdoca, che ancora oggi si conferma tra le esperienze più avanguardistiche e peculiari della scena internazionale. Ha scoperto la sua vocazione poetica dopo aver preso parte agli spettacoli come attrice: in particolare, è stato l’incontro con Milo De Angelis a spingerla a fondare una Scuola di Poesia all’interno della Valdoca, attraverso la quale, oltre a confrontarsi con le più importanti voci poetiche di quegli anni, è riuscita anche a sperimentare in prima persona la scrittura poetica.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
L’opera di Mariangela Gualtieri spesso accentua l’inadeguatezza della parola alla comunicazione umana e il bisogno di ricerca di semplicità nel codice linguistico per poter narrare la bellezza del mondo.
“Sii dolce con me” è una poesia che trasuda amore, in ogni sua forma: amore per l’altro, amore per sé stessi, amore per il mondo che ci circonda. La poesia parla di nostalgia di ciò che è stato e di ciò che ancora non siamo. Mariangela Gualtieri ci invita ad amare e ad amarci, a stare al mondo con delicatezza, ad avere cura e a essere, a nostra volta, cura.
Sapevi che:
In occasione della quarta serata del Festival di Sanremo 2022, il cantante Jovanotti ha recitato una poesia di Gualtieri intitolata “Bello mondo”.
Non solo Jovanotti: anche Vasco Brondi, all’interno dell’album “Talismani per tempi incerti”, recita due sue poesie: di nuovo “Bello mondo” e “Ma adesso io”.
Sì, al di là della gente – Pedro Salinas
L’autore:
Partecipando attivamente a Madrid al movimento della cosiddetta “Generazione del ‘25”, è il più anziano dei grandi rappresentanti.
I grandi temi della poesia di Salinas sono la dialettica amorosa, il nulla che sovrasta l’uomo, il mistero, l’irrealtà. Trae le immagini della sua poesia dalla realtà urbana o dalla finzione cinematografica e in modo graduato le priva della loro concretezza: gli oggetti e le cose, osservate e poi negate, diventano il pretesto per denunciare l’assenza della persona amata, che può essere raggiunta solo attraverso il sogno.
Durante il periodo della maturità il poeta raggiunge, poi, la pienezza del sentimento amoroso e dell’abbandono. Il tema principale delle opere di questo periodo resta quello dell’amore, ma, ora, la realtà amorosa viene trasfigurata da una visione idealistica di carattere platonico che ha gli elementi della quotidiana relazione umana ma che va oltre la presenza fisica.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
“Sì, al di là della gente” è il III Poema della raccolta di poesie “La voz a ti debida” (La voce a te dovuta) ed è un vero e proprio inno all’amore puro, un amore che va oltre tutto ciò che è percepibile e conosciuto, spingendosi in un luogo quasi inaccessibile.
La persona amata non è un’immagine, un nome, un’emozione, ma qualcosa di più profondo che può essere raggiunto solo superando tutte le barriere della realtà e persino del proprio io. Per unirsi all’altro, il poeta deve abbandonare la propria identità e il proprio modo di amare.
Sapevi che:
Sebbene sposato con Margarita, Pedro Salinas conobbe nell’estate del 1932 colei che sarà il grande amore della sua vita, Katherine Reding. Americana lei, spagnolo lui, i due passarono anni a scriversi lettere, spedirsi foto, cartoline e telegrammi. Katherine è stata, dunque, la musa di tutta la produzione poetica di Salinas e la donna che amò per tutta la vita, tanto che Salinas continuò a scriverle e dedicarle poesie anche dopo il matrimonio di lei con un altro uomo.
Urlo – Allen Ginsberg
L’autore:
Definito da molti come una sorta di Baudelaire ebraico, Allen Ginsberg è stato il fondatore, assieme ai suoi inseparabili amici, gli scrittori Jack Kerouac e William Burroughs, dell’importante movimento culturale della Beat Generation, oltre a essersi affermato come un personaggio unico nel suo genere per intensità, cultura e sensibilità e uno dei principali poeti americani della seconda metà del Ventesimo secolo.
La poesia di Allen Ginsberg venne fortemente influenzata dal modernismo, dal ritmo e dalle cadenze del jazz, dalla sua fede buddhista e dal suo retroterra ebraico. Inoltre, Ginsberg formò un ponte ideale tra il movimento beat degli anni cinquanta e gli Hippy degli anni sessanta, stringendo amicizia con William Burroughs, Jack Kerouac, Neal Cassady e Bob Dylan.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Il suo lavoro principale, “Urlo”, ispirato e scritto principalmente durante visioni indotte dal peyote, venne considerato scandaloso all’epoca della sua pubblicazione a causa della crudezza del linguaggio, che era spesso esplicito. Nel componimento, che risente dell’influenza di Whitman ed è scritto con un verso ritmato che ha la cadenza della lingua parlata, il poeta rivive le sue crude esperienze, dal ricovero in un ospedale psichiatrico, all’uso delle droghe e all’omosessualità. Ad oggi è proprio da questa raccolta di poesie da cui si usa far iniziare la letteratura della beat generation.
Strappo – Ubah Cristina Ali Farah
L’autrice:
Nata a Verona da padre somalo e madre italiana. Dopo aver vissuto da bambina a Mogadiscio e poi in Ungheria, la giovane poetessa dal 1997 risiede a Roma. Attualmente vive a Bruxelles. Nel 2006 si è aggiudicata il premio Lingua Madre e nel 2008 il premio Vittorini. Attualmente sta lavorando al progetto Oral history for peace building con l’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) in Somalia.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
La sua scrittura poetica, vicina al registro orale della lingua e ispirata dai canti popolari somali, rivisita un percorso biografico fatto di fughe e di transiti spesso dolorosi. Nei suoi testi si delinea il profilo di una giovane donna il cui contatto con il maschile e il femminile è legato strettamente all’ambito familiare, a incontri quotidiani, a riti collettivi. L’universo femminile è connotato da un linguaggio e da un lessico familiari che solo a posteriori rivisitano spazi, tempi, nomi e ricordi capaci di riordinare i tasselli di un’identità composita e affidata a un domani tutto da costruire. Quello femminile è un universo corale nel quale e per il quale la poetessa arriva a situarsi, a ri-conoscersi e a esistere nel caos-mondo. Nei versi di Ali Farah c’è spazio anche per il maschile che si declina in principio paterno, fraterno, amoroso e filiale. L’uomo-padre, l’uomo-amico, l’uomo-sposo, l’uomo-bambino traducono e scandiscono le tappe di un itinerario che procede a strappi e che si afferma allo stesso tempo come punto di partenza e approdo sempre mancato.
Sapevi che:
In quanto figlia di padre somalo e madre veneta, è diventata, suo malgrado, interprete all’interno della sua famiglia di due mondi, due culture. Proprio per questo, durante la scrittura è per lei un elemento molto importante interrogarsi sulla potenzialità della traduzione. Il suo lavoro ruota molto sulla riflessione riguardante le parole intraducibili, sia in una cultura che nell’altra.
Saluterò di nuovo il sole – Forough Farrokhzad
L’autrice:
Forough Farrokhzad è stata una poetessa, regista e scrittrice femminista iraniana, oltre che una delle rappresentanti più importanti (e controverse) della modernità iraniana.
Sposata giovanissima, ha lasciato il marito per dedicarsi interamente alla scrittura e all’arte in patria e in Europa. Artista senza tempo e fuori dal tempo, ha vivificato la tradizione poetica del suo Paese, raccontando con passione e dolore tormenti e sussulti intimi. Le sue raccolte poetiche hanno suscitato scandali ed entusiasmi in Iran, tanto che i suoi versi sono stati a lungo banditi, pur circolando sempre sottobanco, e sono tuttora fortemente censurati.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
La poesia fa parte della raccolta “Un’altra nascita”, pubblicata nel 1964, ed è una delle poesie più celebri della poetessa. Il componimento riflette il tema della rinascita, della libertà e dell’intima connessione tra l’individuo e la natura.
Farrokhzad scrive in un contesto culturale e sociale complesso come quello dell’Iran, in cui l’espressione della libertà individuale, specialmente per una donna, è ancora oggi soffocata. La poesia si pone, perciò, come un inno alla vita e alla continuità, un modo di celebrare ciò che è eterno nonostante la profonda percepita debolezza di chi è costretto a vivere e a subire la repressione e la coercizione senza limiti. È un canto di speranza e di rinnovamento. L’atto simbolico del saluto al sole suggerisce la voglia di reagire e di riprendersi dalla profonda crisi sociale e psicologica che si è costretti a vivere.
Sapevi che:
Nonostante la precoce e tragica morte, è ad oggi la poetessa più tradotta all’estero e la letterata più amata in patria, i suoi versi sono citati da cineasti famosi e ispirano artiste di aree confinanti, quali l’Afghanistan. Forough Farrokhzad è il simbolo della voglia di vivere e di libertà degli iraniani, un faro della loro cultura, tanto che la sua tomba è meta di pellegrinaggio di tantissimi giovani e non, che vi sostano a recitare le sue poesie.
Il gelsomino notturno – Giovanni Pascoli
L’autore:
Poeta e critico letterario, Giovanni Pascoli è stato una figura emblematica della letteratura italiana di fine Ottocento, tanto da essere considerato, insieme a Gabriele D’Annunzio, il maggior poeta decadente italiano, nonostante la sua formazione principalmente positivistica.
La sua opera appare percorsa da una tensione costante tra la vecchia tradizione classicista ereditata dal maestro Giosuè Carducci e le nuove tematiche decadenti. Essa affonda le radici in una visione pessimistica della vita in cui si riflette la scomparsa della fiducia, propria del positivismo, e in una conoscenza in grado di spiegare compiutamente la realtà. Coerentemente con la visione decadente, il poeta si configura come un “veggente” in grado di spingere lo sguardo oltre il mondo sensibile.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Pubblicata nel 1903 nei Canti di Castelvecchio, fu composta in occasione del matrimonio di un amico di Pascoli, Gabriele Briganti, ed è incentrata, con immagini allusive, sulle tematiche della sessualità e dell’erotismo, una dimensione vissuta dal poeta con un senso di ambivalenza e di drammatica esclusione. Pascoli, infatti, si esclude completamente dalla vita amorosa, nonché dal rapporto sessuale, dedicandosi solo ed esclusivamente alla ricostruzione morbosa del nido familiare, dove trova pace e serenità, nonché l’unico modo per poter continuare a scrivere poesie.
Sapevi che:
Pascoli amava il buon cibo ed era un ottimo bevitore: nel suo “nido”, la casa che abitava con le sorelle, ospitava spesso gli amici più cari e offriva loro pranzi e cene tipicamente romagnole. E proprio un piatto tipico della tradizione è stato musa ispiratrice per il poeta: la poesia “Il desinare” e il poemetto “la Piada” sono state ispirate dalla piadina.
Sonetto 18 – William Shakespeare
L’autore:
William Shakespeare è stato un drammaturgo e poeta inglese, considerato il più importante scrittore e generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale. È considerato il poeta più rappresentativo del popolo inglese e soprannominato il “Bardo dell’Avon”, oppure il “Cigno dell’Avon”.
Le sue opere teatrali sono state tradotte in tutte le maggiori lingue del mondo e sono state inscenate più spesso di qualsiasi altra opera; inoltre è lo scrittore maggiormente citato nella storia della letteratura inglese e molte delle sue espressioni linguistiche sono entrate nell’inglese quotidiano.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Il Sonetto 18 appartiene ai 126 sonetti che, nel complesso dei 154 composti da Shakespeare, sono dedicati al fair youth, il giovane di cui il poeta è innamorato. Shakespeare si chiede se può paragonare il suo amato a un giorno d’estate, ma non lo fa perché crede che il carattere del ragazzo sia più amabile e dolce del clima estivo, che a volte viene scosso dai venti violenti. Secondo il poeta, tutti i tipi di bellezza sono destinati a scomparire prima o poi, ma ciò non accadrà con la bellezza del fair youth proprio perché la poesia è immortale, e quindi gli darà vita per sempre.
Sapevi che:
Il Sonetto 18 è stato cantato per ben due volte da due voci britanniche: il musicista e cantante David Gilmour dei Pink Floyd e il cantante Bryan Ferry hanno cantato e musicato il Sonetto 18. Questo, però, è stato anche fonte d’ispirazione: il cantautore Dan Smith, leader della band britannica Bastille, ha ammesso che quando ha scritto la canzone “Poet” è stato ispirato da questo sonetto.
Il sangue – Ndjock Ngana
L’autore:
Poeta e scrittore di origine camerunense, Ndjock Ngana nel 1973 ha lasciato il suo Paese per trasferirsi in Italia. Attualmente vive a Roma. Ha seguito la strada dell’impegno politico, sociale, culturale per la conservazione delle culture africane e per la diffusione delle altre culture. È considerato fra i decani della poesia migrante in Italia.
Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo:
Sostenitore dell’intercultura, Ndjock Ngana, o Teodoro, come è conosciuto a Roma, dà voce a una poesia impegnata, che si occupa di temi sociali e degli strappi del nostro tempo. Caratterizzata da toni ironici, polemici e sferzanti, la sua poesia, come la sua attività politica, sociale e culturale, si concentrano su temi quali la conservazione delle culture africane, la diffusione delle altre culture (come quella latinoamericana), l’integrazione degli immigrati, la convivenza tra razze, culture e religioni. Contemporaneamente, però, lascia parlare la voce del cuore, che racconta i sentimenti e lo spirito bantu in lingua italiana, senza passare per la traduzione, perché, come ha rivelato lui stesso in un’intervista, la poesia non si può tradurre.
Sapevi che:
Ha cominciato a scrivere poesie in Africa insieme a suo nonno, che era un poeta bassa’a. Nella struttura sociale della comunità bassa’a il ruolo dei poeti è fondamentale: per diventare un poeta, infatti, è necessario studiare per almeno 15-16 anni l’arte dell’uso della parola, di cui i poeti sono considerati “i maestri”, perché sono gli unici a sapere come usarla avendone rispetto e sono quelli a cui tutti si rivolgono quando vogliono comunicare in pubblico.