Il respiro di cristallo – Paul Celan

L’autore: Paul Celan (al secolo Paul Antschel), nato nella Bucovina settentrionale, occupata dai tedeschi nel 1942, riuscì a sfuggire alla deportazione – contrariamente ai suoi genitori che morirono nei campi di concentramento- arrangiandosi a sopravvivere con lavori di fortuna nei campi romeni. Dopo una peregrinazione in giro per l’Europa, si stabilisce a Vienna e successivamente a Parigi dove assume la cittadinanza francese. Studioso di glottologia e di filologia germanica, per uno strano scherzo del destino diventa particolarmente celebre proprio in Germani nella quale sarà vicino agli ambienti del Gruppo 47. Il suo successo è immediato e capillare, ma vissuto senza serenità: presto arrivano le avvisaglie della patologia mentale che lo perseguiterà per tutta la vita.

Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo: Primo Levi definì la sua poesia come oscura e nichilista; Celan rispose rivendicando il diritto della poesia all’oscurità se la stessa porta ad una significazione maggiore di un componimento rifinito in maniera convenzionale.

Paul Celan è non solo lo scrittore dell’olocausto, ma anche e soprattutto una voce estrema di speranza in un ravvedimento civile da parte dell’umanità. Le sue poesie sono dense e ricchissime, poesie con le lacrime agli occhi che se ne infischiano del pensiero di Adorno che affermava che «scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie» e ci lascia tra le altre una poesia come “Parla anche tu” che vale, fra le altre cose, come una dichiarazione di poetica, nella quale è possibile rintracciare un’attitudine stilistica e morale, e un proposito di carattere spirituale.
📌 Piazza Umberto I è il cuore civile di Miglianico, che ospita il municipio: la prima sede in stile liberty del Comune fu demolita negli anni ’50 del XX secolo per lasciare spazio ad un edificio più anonimo che venne abbattuto nel 2017, per essere ricostruito, con una concezione innovativa ed energeticamente sostenibile, nei due anni successivi.

In noi giungerà l’universo – Milo De Angelis

L’autore: Poeta, critico, traduttore e scrittore, Milo De Angelis è uno dei più importanti autori viventi italiani. Il suo esordio come poeta arriva nel 1976 con Somiglianze che rappresenta una vera e propria rottura con il resto del mondo poetico a lui limitrofo e con scuole, correnti e neoavanguardie. Il suo esordio e la sua prima produzione sono segnati da uno stile post-ermetico, criptico, difficile da decifrare. Qualche anno più tardi arriva anche l’esordio in narrativa e, tramite Vittorio Sereni, il sodalizio con Mondadori negli anni ’80. La sua produzione muta nel corso del tempo, così al mutare della storia e della sua storia personale e artistica. Ci troviamo, quindi, davanti ad un’opera più distesa e comunicativa ma sempre segnata da quelle che De Angelis chiama le sue “Ossessioni” i suoi temi ricorrenti: angoscia e meraviglia, idea della morte e slancio giovanile, nulla e destino, nichilismo e attesa di un evento miracoloso, insomma una concezione tragica dell’esistenza – da non confondere con l’idea del lutto o della morte – intesa come l’angosciosa convivenza di opposti che non trova rimedio.

Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo: Di questa poesia, contenuta in Biografia sommaria, De Angelis Stesso in un’intervista afferma: «Cartina muta è una delle mie preferite. Nasce dopo molti tentativi e varianti – caso raro in Biografia sommaria – e ora ne sono pienamente convinto. È una poesia narrativa, un breve poemetto che racconta l’ultima sera trascorsa con una cara amica e poetessa, Nadia Campana. Narra di una lunga passeggiata che abbiamo fatto insieme e la progressiva sensazione di morte che ci accompagnò in quel tragitto. Di morte, ma anche di tremore, di gioia intravista, di preghiera, di vicinanza perduta, di sforzo affannoso e palpitante per ritrovarla. Una sera di lunghi e costernati silenzi, nella quale la domanda «dove sei stata per tutta la mia vita?» si avvia per un nuovo sentiero. Non è più la dichiarazione di un amore e neppure di un’attesa finalmente coronata. No. Al contrario, è il dubbio sgomento che la vita di lei si sia giocata altrove e che averla creduta vicina sia stata solo un’illusione.».

📌 “Lu cudacchie”, ossia la piccola coda, è il borgo raccolto attorno agli edifici rappresentativi di Miglianico, chiesa e castello, e racconta del paese antico, quel “pheudum trium militum”, che descriveva nel 1150 una piazzaforte controllata dal normanno Riccardo Trogisi, fiduciario di Roberto di Loretello.

L’icona della poesia italiana: Dante Alighieri

L’autore:Ebbe il volto lungo e il naso aquilino, le mascelle grandi e il labbro sotto proteso tanto, che alquanto quel di sopra avanzava”. Così Boccaccio descrive l’aspetto di Dante Alighieri, letterato e politico d’epoca medievale, tra i più sublimi poeti al mondo.

Nato a Firenze nel 1265 Dante si avvicina ben presto alla poesia, passione che condivide con i maggiori poeti del suo tempo insieme ai quali fonda la scuola poetica del “Dolce Stil Novo”. A soli 9 anni incontra per la prima volta Beatrice Portinari: sarà lei la donna che amerà per tutta la vita nonostante la sua prematura scomparsa, avvenuta a soli 24 anni, e il matrimonio con Gemma Donati, dalla quale avrà tre figli. Oltre ad esercitare la poesia Dante si appassiona alla vita politica fiorentina, schierandosi con i Bianchi. Da questo momento per il Sommo Poeta comincia il tormento: quando i Neri si impadroniscono di Firenze lui è costretto all’esilio, condizione che lo porterà a vagare senza sosta tra le varie corti dell’Italia settentrionale fino alla sua morte, avvenuta a Ravenna nel 1321.

L’amore per la poesia, il ricordo di Beatrice e la passione per la vita politica sono tre aspetti che caratterizzano la Divina Commedia, opera estremamente ambiziosa scritta tra il 1304 e il 1321 e ricca di significati allegorici: basti pensare alla presenza del numero 3, richiamo alla Trinità cristiana, che ritroviamo nel numero delle cantiche – Inferno, Purgatorio e Paradiso – e nei 33 canti di cui ognuna di esse è composta.

Sapevi che: Il manoscritto originale della Divina Commedia è andato perduto. Fu grazie al rapido successo dell’opera che il testo venne diffuso e trascritto più e più volte. La versione moderna è il risultato dello studio di circa 700 manoscritti risalenti al periodo tra il XIV e il XV secolo.

📌 Quello della “Casa delle Monache” è un luogo del cuore dei Miglianichesi: qui, fino al 1991, aveva sede l’asilo, prima tenuto dalle suore di Sant’Anna e poi (dal 1975) statalizzato, da qui avevano inizio le feste patronali, con la statua della madre della Madonna che dalla cappelletta della casa giungeva alla chiesa parrocchiale.

Lo scrittore è nemico naturale delle dittature – Ismail Kadare

L’autore: Considerato tra i più grandi intellettuali e scrittori del XX secolo, Ismail Kadare, è sicuramente il più noto e importante scrittore della letteratura albanese. Fervente oppositore del regime, vota la sua intera produzione alla denuncia della dittatura. Iniziò la sua carriera come giornalista e si affaccia al mondo della letteratura per mezzo della poesia. La poesia è stata la sua prima passione e segna il suo esordio nel 1956 con l’opera “Ispirazioni giovanili”

A consacrarlo nel panorama mondiale delle lettere è il suo romanzo “Il generale dell’armata morta” e servendosi dell’allegoria storica e dell’elaborazione di motivi leggendarî della sua cultura riesce a parlarci della condizione del suo paese, in particolar modo della condizione di vita sotto il regime comunista, e a porre l’attenzione su temi universali della vita umana.

Ismail Kadare è stato più volte candidato al premio Nobel per la letteratura e, tra gli altri, nel 2005 vince il Man Booker International Prize.

📌 Qui risiede il cuore stesso di Miglianico, il luogo da dove tutto ebbe inizio: il colle più alto in cui in epoca longobarda venne eretta una guarnigione che controllasse la piana del Foro e del Dendalo, da cui scrutare anche le rive dell’Adriatico, sotto la tutela di S. Michele, l’arcangelo protettore dei Longobardi.

Il giovane favoloso – Giacomo Leopardi

L’autore: La poetica leopardiana si pone a metà strada tra il pensiero neoclassico e romantico e parte da una costante riflessione sull’infelicità umana attorno alla quale il poeta si interroga. La natura, nella sua duplice essenza, benigna e maligna, viene considerata il fulcro della miseria umana.

Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo: Il canto notturno è stato scritto da Leopardi tra il 1829 e il 1830, sulla targa puoi leggere il suo incipit. L’autore prende spunto da una recensione su viaggio in Oriente in cui era descritta l’abitudine di pastori nomadi di trascorrere la notte a contemplare la luna e comporre canti. Come un pastore asiatico, Leopardi si rivolge alla luna, emblema della natura, ponendole domande e rivolgendole i suoi dubbi sull’esistenza umana.

Sapevi che: Giacomo Leopardi è stato definito “il giovane favoloso” dalla scrittrice Anna Maria Ortese e questa definizione ha dato il titolo all’ormai celebre film di Mario Martone dedicato proprio alla figura del poeta recanatese.
Leopardi era molto goloso, amava il gelato e i confetti di Sulmona che si faceva recapitare presso la sua abitazione. Sua sorella ha trascorso lunga parte della sua vita ad evitare che Giacomo eccedesse con gli zuccheri!

📌 Nata come cappella baronale a fine XV secolo, la chiesa di San Michele Arcangelo subisce diversi ampliamenti, nel 1729 dopo il terremoto di inizio Settecento, nel 1908 e infine nel 1975, quando assume l’aspetto attuale: essa custodisce il simulacro di San Pantaleone, protettore della cittadina.

Sono nata il ventuno a primavera – Alda Merini

L’autrice: Di Alda molto si è detto, soprattutto sulla malattia mentale e sui grandi e viscerali amori che hanno costellato la sua vita. Come poeta il suo esordio arriva prestissimo: a soli quindici anni viene segnalata dalla sua insegnate di italiano al critico Giacinto Spagnoletti che diventa tutore della sua penna e della sua poetica e la istrada nel mondo dei “grandi” della poesia. Proprio grazie a lui saranno pubblicate le prime poesie della Merini nella raccolta “Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949”. Da qui inizia la sua carriera, presto adombrata dalla malattia mentale. Si dedicherà anche alla prosa a partire dagli anni ’80 con “L’altra verità. Diario di una diversa”. Molti sono i terremoti che scuotono la sua vita, molte le passioni, i tormenti e i turbamenti che hanno dato vita ad una poetica intramontabile e indimenticabile.

Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo: La poesia è dedicata ad Ettore Carniti, suo marito, suo grande amore. Operaio e in seguito panettiere, con lui avrà quattro figlie: le bambine sono vissute solo pochi anni con Alda, dal momento che sono state ben presto per le condizioni di salute instabili della mamma. Ettore scompare prematuramente, nel 1983, e di lui Alda scrive questo ricordo

“Si trascura spesso nelle mie biografie e nelle interviste il mio matrimonio con Ettore, durato una quarantina d’anni, che viene ad essere confuso con quell’atroce silenzio di cui mi si fa carico. In realtà solo dieci di questi trentanove anni furono passati in casa di cura e soffro quando sento che lo si vuole accusare di aver lasciato che mi ricoverassero, perché non credo che avrebbe voluto regalarmi quelle atrocità. Anche le mie figlie sono d’accordo nel ricordare un padre amorevole e premuroso sebbene assolutamente incapace di badare alle faccende di casa. […] Mio marito Ettore era un uomo virtuoso, elementare se per elementare si intendono gli elementi della natura. Non era un eroe di leggenda costruito sulla falsariga di ignobili date. Il suo realismo mi tenne sempre in piedi”.

📌 La fontana con il mascherone seicentesco, sormontata dalle parole “Cohibita Surgo” (sgorgo costretta), chiude architettonicamente la base delle mura del Castello, originario del XV secolo ma distrutto nel corso della II guerra mondiale, oggi ricostruito come dimora signorile con interni pensati dagli architetti Giò Ponti e Francesco Bonfanti.

Tragiche esperienze della vita dei nostri tempi – Salvatore Quasimodo

L’autore: Vincitore del Premio Nobel nel 1959, Salvatore Quasimodo è stata una delle massime voci dell’Ermetismo e della poesia del secolo scorso. Inizialmente vicino al panismo dannunziano, se ne distacca rovesciandolo. Nella sua poesia vuole rivendicare la profonda libertà spirituale di ogni uomo e lo fa attraverso la sua etica e la sua estetica. Spartiacque nella sua poesia, anche a tal proposito, è la seconda guerra mondiale che lo porta a considerare delle strategie oppositive alla disgregazione sociale e culturale di cui è vittima e artefice l’uomo del suo tempo. La missione della poesia è quella di rinnovare l’uomo, di comprenderlo in ogni suo aspetto. La poesia non è cosa valida per se stessa secondo Quasimodo, ma lo è in quanto “artistica espressione della coscienza popolare”.

Scopriamo l’opera dalla quale è stata tratta la citazione che stai leggendo: «Rifare l’uomo: questo il problema capitale», diceva Quasimodo nel 1946. La poesia pone al centro l’uomo e la sua natura descritta come maligna fina dall’alba dei tempi. Il testo è ricco di riferimenti storici e biblici e porta il lettore alla considerazione che nonostante siano trascorsi secoli intrisi di guerre e dolore la natura dell’uomo non è cambiata.

“Uomo del mio tempo” però non è solo una considerazione, ma un monito, una considerazione che vuole essere specchio per un rinnovamento e per un’indagine nelle profondità dell’animo umano perché è lì che si trovano i semi per far nascere un uomo “rifatto”, mondato, nuovo.

📌 Anche Miglianico, occupata dai tedeschi nell’inverno 1943-44, ebbe i suoi “martiri” per la libertà nella lotta partigiana, ricordati da alcune vie del centro: i cittadini fucilati a Cerreto nel dicembre 1943, quelli delle Piane poche settimane dopo e i due fratelli Aldo e Carlo Zannolli, ufficiali del Regio Esercito.

Sono una donna del XX secolo – Alfonsina Storni

L’autrice: Poetessa, elzevirista, saggista, autrice di testi teatrali e regista, Alfonsina Storni nasce in un paesino vicino Lugano nel 1892 e pochi anni dopo con la sua famiglia emigra in Argentina. Il suo esordio nel panorama letterario risale al 1916 e fino al 1938 pubblicò complessivamente nove raccolte. Impegnata non solo in ambito letterario, ma anche politico, Alfonsina si batte per i diritti delle donne affermando che a queste doveva essere data la possibilità di sperimentare un proprio percorso di crescita personale prima – o a prescindere – della costruzione dell’identità di moglie e madre, e rivendicava per se una “morale virile”. E lei lo sa bene: è madre nubile di Alejandro, immigrata e socialista, poetessa ribelle e “performer” Frequentava gli ambienti della letteratura come “animale sceso dalla luna” (citando Elsa Morante). Si interroga sui grandi cambiamenti della modernità, sulla sopraffazione della vita nella metropoli, sui fenomeni migratori e sui grandi interrogativi della vita. Spogliata di ogni pregiudizio ideologico si autodetermina fino alla scelta di morire suicida, dopo diversi anni di malattia.

Sapevi che:  Prima di morire scrive la poesia “Vado a dormire” in cui svela la chiave per comprendere la sua scelta definitiva: per lei è stata una scelta naturale tanto quanto l’andare a dormire, perché – come diceve nell’opera teatrale del 1932 “Polissena, la piccola cuoca” l’arte di vivere e quella di morire non devono venir distinte l’una dall‘altra.
La sua morte ispira la canzone Alfonsina y el mar Ariel Ramírez e Félix Luna e resa famosissima dall’interpretazione di Mercedes Sosa. La canzone è stata poi interpretata da molte figure di spicco della musica internazionale.

Alfonsina Storni è considerata figura leggendaria in Argentina e in tutto il Sud America, seconda forse solo a Frida Kahlo.

📌 Se la prima e più famosa delle “Novelle della Pescara” di Gabriele d’Annunzio si chiama “San Pantaleone” lo si deve a questo luogo: qui il poeta e il pittore Michetti sostavano per fotografare i riti secolari legati al santo patrono di Miglianico. Presi per sacrileghi, i due vennero costretti alla fuga da contadini esaltati.

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